“Ah, qual grande fervore quando mi immergo nello spirito
del combattente!”
Quando da buon mentore vado ad accompagnare qualche mio “discepolo” ad una
acquisizione o ad un appuntamento di vendita, (cosa che dovrebbe fare chiunque sia pagato per fare consulenza
qualificata) mi è sempre molto chiaro quale sia l'errore oppure la parola
fuori posto o il non verbale eloquentemente negativo che il mio solitamente
inesperto collega è riuscito a collezionare. In effetti quando
non sei coinvolto in modo diretto è abbastanza semplice concentrarsi sulle cose
che NON funzionano piuttosto che su quelle che riescono bene. Tutta la nostra cultura ci ha preparato a beccare l'errore invece che la
cosa da elogiare e che siano stati i genitori,
i maestri elementari o gli istruttori all'oratorio non fa nessuna differenza perché il risultato
finale è la nostra straordinaria capacità di giocare al "t'ho beccato
figlio di..."
Troppo facile
parlare quando non sei legato al risultato,
quando la pressione del vincere
non ti blocca la gola, quando
qualsiasi errore relazionale non lo paghi con un gentilissimo
"vaffa", tradotto in "mi lasci pensare", "le farò
sapere" "devo parlarne a mia moglie" e così via. Quindi, consapevole
della sua pressione, mi limito ad
osservare il mio partner di turno evitando e sospendendo qualsiasi giudizio immediato
perché il patto è di non
intervenire e lasciare che il mio allievo se la cavi da solo, a costo di
perdere l'incarico o la vendita per poi procedere alla correzione ed ai
suggerimenti.
Masochismo da
docenza? Forse, fatto sta che il risultato, magari parziale, arriva lo stesso e devo dire che ci vuole molto più
fegato a stare zitti che ad intervenire. Perché il risultato
arriva lo stesso? Cosa fa si che ciò
accada? La voglia di fare bella figura, di vincere la piccola sfida con me, la
necessità di fare soldi oppure altro. Sono tante le situazioni possibili ma una
cosa emerge su tutte: dammi un buon motivo e annullerò qualsiasi ostacolo e da
qui quella splendida morale che insegna che "tira più una firma in basso a
destra che un carro di buoi." Battute a parte
spesso è proprio un fattore esterno alla situazione che scatena dentro di noi
lo spirito combattivo, la voglia di
vincere, la voglia di primeggiare. Non è mai solo il desiderio di un qualsiasi risultato
(denaro, incarichi, proposte, contratti) a spingerci oltre le nostre
possibilità ma la voglia di emergere, di gratificarsi, di dirsi o farsi dire “bravo”
sono da sempre gli elementi scatenanti che vi permetteranno di spingervi oltre.
Nessun agente al mondo può fare questa professione senza possedere lo spirito
del combattente, dell’agonista, di chi vuole mettersi alla prova contro tutti e
tutto e, personalmente, credo che tutti abbiano questa caratteristica mentre sono davvero in pochi ad
avere la capacità di usarla costantemente.
In ogni gesto della
tua quotidianità, che tu sia solo o in compagnia, prova a vincere cercando il
gusto della sfida, posso assicurarti che certamente renderai di più.
Buone vendite a
tutti Luca Gramaccioni
1 commento:
Bello Luca, condivido praticamente tutto.
Tranne rimanere in silenzio durante un affiancamento...piuttosto esco di casa del cliente, risuono il campanello e se la situazione lo permette si ricomincia.
:-)
Giggi
Posta un commento