Parla. E parla. Parla ancora. E poi parla,
parla, parla, parla….
”Ma
non smette mai?” Ecco cosa dice la vocina interna dell’assediatissimo
proprietario con intenzione di vendere al cospetto di un normalissimo agente immobiliare
nostrano. Il suo vocabolario è spesso
infarcito di luoghi comuni, frasi comuni, formule comuni quasi fosse una spersonalizzazione
voluta da un ente supremo ed implacabile. Il succo di tutta la questione si
potrebbe riassumere in poche parole: “Dammi
l’incarico perché io sono il migliore” e su questo tema si trova il maggior
indice di creatività possibile all’umano orecchio. Chi è primo/migliore perché ha più agenzie (equivale a dire che così Gigetto
è più bravo di uno che lavora da solo?), chi perché “..in zona siamo i più scelti”, chi perché ha un “…forte mercato internazionale”, chi perché
”… siamo sul mercato dal 1955” e così
via una ovvietà dopo l’altra per sostenere la propria posizione pseudo
predominante.
Mi aspetto da un giorno all’altro sentire qualche agente citare
cose come: “Probabilmente le sfugge il
fatto che noi siamo quelli che vendono più case nei civici pari ma solo il mercoledì
e sabato dopo le 16,30 ma senza mutuo”! La mancanza di informazioni certe sul
compravenduto in Italia è da sempre uno stagno melmoso dove chiunque può dire
quello che vuole, rendendo le famose C.M.A.(clicca per saperne di più) merce rara ed ancora non richiesta dalla clientela italiota poco propensa all’analisi
e molto a mediocrità e pressapochismo accettati come un male necessario.
Se centriamo poi l’attenzione sul verbo “vendere” ci sarebbe da fare una bella
considerazione: chi o cosa ha venduto davvero? La volontà dell’acquirente, la
sua disponibilità economica o la sua fretta, la necessità del venditore, la
pubblicità, il collega in collaborazione ed il relativo MLS, la banca che una-tantum
ha erogato il mutuo o la coordinatrice che alla 374^ telefonata ha fissato l’appuntamento?
Quali di questi fattori è decisivo e quanti di questi sono poi effettivamente
riconducibili all’attività di un Agente
immobiliare? Piuttosto che andare a festeggiare l'eventuale “meritata” provvigione( tutto
sommato onestamente incassata), un piccolo esame di coscienza post-vendita
non guasterebbe affatto. Preciso che non
è una critica gratuita ma un invito ad evitare che tutto sia estemporaneo,
casuale e fuori controllo. Ad esempio non è raro che si creda di aver “superato le aspettative “ del cliente a
fronte di un risultato positivo. Per caso usate un elenco di controllo delle
aspettative da verificare periodicamente? Credo che a malapena si usi il
proprio udito in acquisizione o in fase di ribasso/attualizzazione del prezzo,
figuriamoci farsi guidare dalle esigenze latenti e non emerse del venditore/acquirente
di turno! Alla fin fine (come è giusto che sia) quello che conta
sono i soldi incassati perché non ci sono premi per il servizio o la
soddisfazione del cliente ma è certo che concentrarsi anche sul “come” si maturano i propri compensi sarebbe
già un bel passo avanti e aprirebbe spazi importanti verso una più evoluta
percezione degli utenti nei confronti degli operatori immobiliari.
Ed è proprio questa battaglia di trasformazione
della percezione da “costo” ad “acquisto di servizi” che dovrà essere la
linea guida di tutti coloro che vogliono continuare a fare business nella
mediazione immobiliare nei prossimi anni, con un occhio sempre rivolto alla percezione
finale del cliente, perché solo chi manterrà intatto il proprio portafoglio
clienti potrà ragionevolmente contare su un futuro migliore.
Puoi continuare a pensare di essere il
migliore se vuoi, ma l’ombelico del tuo mondo resterà sempre il tuo prossimo
cliente.
Buone vendite a tutti. Luca Gramaccioni
1 commento:
La riflessione sul verbo "vendere" è forse il punto del post che ho apprezzato di più; è tremendamente vero che non ci si chiede mai PERCHE' si è venduta una casa, chi c'è stato dietro alla vendita, quali azioni sono state intraprese, quanto è merito nostro e quanto della semplice fortuna che quel dato cliente sia passato dalla strada in cui sorge l'agenzia proprio nel momento in cui appendevamo il cartello della casa X. Se riflettessimo di più sul nostro operato sicuramente saremmo meno superficiali, invece troppi agenti si credono mostri sacri del settore e continuano ad operare come si faceva negli anni '80 (anzi, peggio, perchè ora giustificano il proprio non-fare con l'abusatissima frase "c'è crisi").
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