In attesa dellla sua partecipazione al Form-aAd di Milano ecco un interessante articolo di Federico Fogliano sul Krav Maga: un mondo tutto da scoprire ......
Voglio condividere oggi alcune considerazioni nate sul campo del security coaching applicato all’allenamento mentale, che mi hanno portato ad interessanti rivelazioni. Hai mai pensato a quanto noi esseri umani siamo una realtà completa e complessa e quanto un cambiamento, uno sviluppo, un cambio di livello in un settore della nostra vita, possa avere un impatto in altri settori? È esattamente quello che mi è capitato di riscontrare spesso nel feedback delle persone che hanno frequentato i miei corsi di autodifesa e poi hanno utilizzato le strategie del Krav Maga in altri ambiti della vita. Ne ho già parlato in un mio precedente articolo. Ho riflettuto molto su questo concetto, fino a elaborare un vero e proprio percorso di personal coaching, basato sulla metafora del difendersi in una aggressione. Già, infatti le analogie sono moltissime.Ho appena terminato un corso di due giorni in cui insegno alcune tecniche di autodifesa proprio con il fine di stimolare un cambiamento, una presa di coscienza e uno sviluppo della sicurezza interiore e dell’autostima. È stato fantastico vedere persone che, pur non avendo nessun rudimento di autodifesa e combattimento, hanno praticato con entusiasmo tecniche anche molto complesse, fronteggiando più aggressori armati. E ancor più fantastico è stato estrarre .......
insieme i principi e le strategie di queste tecniche, e trasporli nella vita quotidiana, nella propria dimensione interiore, nel business, nello sport. Abbiamo notato come strategie basate sul coraggio sono normalmente molto brevi, rinforzano ad ogni passaggio l’accesso ad uno stato sempre più potenziante, e conducono direttamente all’azione con un timing preciso.
Per contro le strategie dominate dalla paura generano loop depotenzianti e paralizzanti, sono lunghe, contorte e caratterizzate dalla procrastinazione, e infine quando portano all’azione questa sarà generalmente fuori timing. Il punto critico e purtroppo molto diffuso sta proprio nel fatto che lo stato d’animo della paura inibisce l’accesso alle risorse, e quella è la condizione in cui le persone fanno scelte illogiche, sbagliano grossolanamente cose che sanno perfettamente fare e così via.In una situazione di aggressione reale questo vuol dire non sapere applicare una tecnica, o rimenare “bloccati”; perdere la lucidità del proprio obiettivo (portare a casa la pelle) e quindi mettere in maggior pericolo la propria vita. E la stessa cosa capita in ogni ambito della vita, di fronte ad ogni tipo di “aggressione” che spinge l’essere umano ad agire per paura. Le aggressioni possono palesarsi su tre livelli: fisico, psicologico e metaforico. E hanno sempre alcune caratteristiche:
insieme i principi e le strategie di queste tecniche, e trasporli nella vita quotidiana, nella propria dimensione interiore, nel business, nello sport. Abbiamo notato come strategie basate sul coraggio sono normalmente molto brevi, rinforzano ad ogni passaggio l’accesso ad uno stato sempre più potenziante, e conducono direttamente all’azione con un timing preciso.
Per contro le strategie dominate dalla paura generano loop depotenzianti e paralizzanti, sono lunghe, contorte e caratterizzate dalla procrastinazione, e infine quando portano all’azione questa sarà generalmente fuori timing. Il punto critico e purtroppo molto diffuso sta proprio nel fatto che lo stato d’animo della paura inibisce l’accesso alle risorse, e quella è la condizione in cui le persone fanno scelte illogiche, sbagliano grossolanamente cose che sanno perfettamente fare e così via.In una situazione di aggressione reale questo vuol dire non sapere applicare una tecnica, o rimenare “bloccati”; perdere la lucidità del proprio obiettivo (portare a casa la pelle) e quindi mettere in maggior pericolo la propria vita. E la stessa cosa capita in ogni ambito della vita, di fronte ad ogni tipo di “aggressione” che spinge l’essere umano ad agire per paura. Le aggressioni possono palesarsi su tre livelli: fisico, psicologico e metaforico. E hanno sempre alcune caratteristiche:
1. Il fattore esterno scatenante è inaspettato (una aggressione, una rapina, una difficoltà, un lutto, la diagnosi di una malattia, un tradimento, un tracollo finanziario, un cambio del mercato, ecc.);
2. L’aggressore (o la fonte) è o crede di essere notevolmente più forte;
3. La posta in gioco è alta (la vita, tutti i miei soldi, la salute, la carriera, la persona di cui sono innamorato, ecc.);
4. La “vittima” spesso interpreta l’aggressione come un attacco alla sua persona.
Questa è la storia della vita di ogni persona ed è un passaggio molto presente nella carriera di ogni sportivo. Pensate a Armstrong o a Zanardi, per citare i primi che mi vengono in mente. È anche il caso di un campione o una squadra che non riesce più a vincere, di un atleta a fine carriera e così via. Quando la vita ti colpisce, può capitare a chiunque di trovarsi al tappeto. Ciò che distingue un campione è la capacità di alzarsi e di imparare dalle sconfitte, perché sono proprio i momenti più duri quelli che ci fanno crescere maggiormente.
La vita può riservare sorprese in qualsiasi momento, ed è molto importante essere preparati. Un mio grande maestro mi disse: “Nel momento in cui sai di poter affrontare qualsiasi avversità, puoi veramente gustarti le meraviglie della vita”. Per essere preparati, per essere in condizione di affrontare al meglio una sfida, è fondamentale ciò che facciamo “prima”. Cito qui una frase fantastica tratta da un articolo di Pacci che va assolutamente letto e riletto per capire questo punto “In gara non si prova, non si sperimenta (a meno che non si abbia più nulla da perdere), si fa e basta! E quello che si fa è esattamente quello che si è imparato in allenamento!”
Ci sono tre punti fondamentali da curare per poter essere preparati a gestire le “aggressioni”:
1. Prevenire: vuol dire conoscere in anticipo, per quanto possibile, le cose che potrebbero accadere. Raccogliere informazioni, scoprire come persone di successo hanno superato le sfide, sperimentare le strategie. E allo stesso tempo, facendo tesoro di ciò che abbiamo imparato, adottare comportamenti di sicurezza, alzare la soglia dell’attenzione in quei contesti di potenziale rischio.
2. Prepararsi: allenarsi, fisicamente e mentalmente. Preparare il nostro corpo e la nostra mente ad affrontare le sfide. Lavorare con disciplina e costanza fino ad automatizzare l’applicazione delle tecniche e delle strategie che ci serviranno. Vuol dire anche allenarsi a entrare a comando negli state potenzianti, ad accedere alle risorse, a prendere decisioni importanti in condizioni di massimo stress. Questo è il senso di allenare il “muscolo” del coraggio.
3. Anticipare: abituarsi a vedere le opportunità nelle avversità, ad avere sempre ben chiaro il nostro obiettivo, lo stato desiderato, e i limiti e le risorse che ci separano da quello, e poi a porre il focus sulle risorse. Vuol dire allenarsi mentalmente ad affrontare le sfide con tutte le risorse ben disponibili, con strategie di coraggio.
Infatti il punto focale che emerge da tutto questo lavoro, è la capacità di switchare da uno stato di paura a uno stato di coraggio… abilità che si sviluppa con uno specifico allenamento.
E i risultati sono impressionanti… Federico Fogliano
Nessun commento:
Posta un commento